E’ uscito da poco il libro scritto da Piero Cordano, uno di noi, come si suol dire, un cicloamatore che ha voluto immortalare nero su bianco la sua esperienza ciclistica.
Il libro è scorrevole e contestualizza bene gli eventi di questo gruppo di amici che hanno dato vita ad una squadra amatoriale un po’ atipica a dire il vero.
I soggetti, seppur sotto falso nome ed inventati, sono ben identificabili e potrebbero anche far parte della Vs. squadra.
Un bel resoconto dell’avvicinamento dell’autore al mondo delle due ruote pedalate, dagli inizi fino alla “consacrazione” con gran fondo importanti e belle e sincere amicizie.
Lettura leggera consigliata sia a ciclisti in erba che più avvezzi, in grado di far riscoprire il bello della bici, cosa che ogni tanto perdiamo di vista è da dove siamo partiti, questa storia ce lo ricorda.
Dato che ho la fortuna di conoscere Piero, ne ho approfittato per far lui qualche domanda in modo da avvicinarvi al suo pensiero.
1) ci conosciamo da un po’, per lo più solo sui pedali è vero, ma non sapevo di questa passione per la scrittura! Da dove nasce questa passione?
In realtà una delle mie passioni è la lettura, la lettura di libri “veri”, non la scrittura. Però scrivere un libro credo rappresenti un po’ il sogno segreto di molte persone: c’è chi magari ha una storia in testa da molto tempo e la vuole trasmettere agli altri, chi avverte l’impellente necessità di comunicare “qualcosa al mondo” …
… e chi invece attraverso la scrittura riesce a dare voce a un fecondo universo interiore rimasto magari ingabbiato, celato per anni. Nel mio caso niente di tutto questo. Il mio non è un “libro” serio, un libro vero e proprio, ma scrivere questa storia – in parte autobiografica – è stato un modo per fissare nel tempo una serie di eventi e di persone, e devo dire che mi sono goduto il piacere di dedicarmi ad una simile “follia”.
2) a chi consiglieresti la lettura del tuo libro?
Innanzitutto è una lettura che credo si possa divorare tutta d’un fiato, e questo lo dico specialmente per chi non è abituato a leggere e magari non prende un libro in mano dai tempi della scuola. Premesso che se così fosse sarebbe un peccato (ma anche che si potrebbe facilmente trovare qualcosa di meglio da leggere), credo e spero tuttavia che esista un buon numero di “ciclisti-lettori” e che essi possano riconoscersi nelle mie parole. Tutti abbiamo iniziato a pedalare superando delle difficoltà, tutti abbiamo incontrato dei compagni con cui condividere la fatica ed il tempo passato in sella, molti di noi sono confluiti poi in una Società Sportiva e alcuni, durante questo percorso, hanno anche avuto modo di conoscere tante persone e costruire delle solide amicizie. Credo e mi auguro perciò, che ogni ciclista possa un po’ ritrovare se’ stesso e rivivere le sue esperienze in queste pagine.
3) credi nella vera amicizia fra ciclisti?
Questa è la classica “domanda da cento pistole”! Se credo all’amicizia? E a quella fra ciclisti? Intanto io andrei un po’ oltre le categorie: i ciclisti, i Birmani, i biondi, i Genoani, i Sampdoriani … siamo tutti uomini, persone, sempre e prima di tutto. Per cui, non credo di svelare chissà quale verità se dico che l’amicizia è un piatto prelibato che necessita di ingredienti di prima scelta, che ognuno seleziona e “lavora” in proporzioni e modi assolutamente diversi e unici per ottenere un risultato finale che deve trovare un gradimento esclusivamente personale. Direi quindi che forse non basta andare in bicicletta insieme per essere amici, ma si può essere amici – eccome! – anche pedalando insieme. E magari condividendo la stessa passione lo si diventa ancora di più!
4) avevi già scritto in passato o si tratta del tuo esordio?
Si. Proprio prima di questo libro ne ho scritto un altro, con lo stesso intento di fermare nel tempo un periodo della mia vita e una serie di esperienze che ho avuto il piacere e la fortuna di condividere con altri tre amici fraterni, conosciuti ai tempi della scuola, sui banchi dell’Istituto Nautico di Camogli. Dal diploma sono ormai passati 40 anni, e nonostante uno di noi viva in America e uno sul Lago Maggiore, noi quattro siamo sempre in contatto e ci frequentiamo quando possibile. I nostri ricordi delle nostre “avventure” col tempo stavano lentamente vedendo sfumare i loro contorni e allora, prima che la vecchiaia ce ne facesse perdere la memoria, ho voluto raccogliere una parte delle nostre “marachelle” in un piccolo volumetto intitolato UN LEGAME INDISSOLUBILE, dedicato alla nostra vita cresciuta e vissuta insieme.
5) leggendo il libro mi sono reso conto che racconti di una realtà piuttosto particolare come ASD, secondo te ne esistono altre con caratteristiche simili in giro?
Non saprei, sinceramente. In effetti a detta di molti “noi” AMICI del TIGULLIO rappresentiamo una realtà un po’ particolare, ma questo creda sia dovuto anche al nostro … numero. Noi siamo pochi e quindi è molto più facile vedersi, frequentarsi e costruire un rapporto di amicizia che passa sì attraverso le pedalate che facciamo insieme ma anche, e forse soprattutto, per le molte altre esperienze e frequentazioni pressoché quotidiane. Non ho esperienze in merito, ma immagino che per gruppi numerosi questo possa forse essere un poco più difficile.
6) La vs. squadra ha purtroppo deciso di chiudere i battenti, credi che vista l’esperienza maturata, in futuro ritenterai con qualcun altro?
Come racconto anche nel libro, penso che per ogni sportivo la vera sfida sia sempre quella contro se’ stessi, e questa non è assolutamente una banalità. Non sono le gare il mio obiettivo e quindi non devo per forza essere tesserato; inoltre vivo una realtà che “di fatto” esiste ancora e nella quale mi trovo benissimo e, pur non essendo un tipo molto estroverso e brillante, conosco comunque anche altri ciclisti con i quali, quando capita, ho piacere di pedalare. Quindi … vedremo, se dovesse essere “necessario”, magari per partecipare a qualche Granfondo … ma non so, non penso.
7) cosa diresti a chi volesse provare un’avventura simile alla tua su una bicicletta?
Io ho sempre praticato sport, sia di squadra che individuali. Il basket è stato la mia vita: come giocatore, come allenatore e istruttore di minibasket con risultati lusinghieri, e anche come arbitro. Quando sono stato costretto a spezzare questo legame a causa del lavoro e del poco tempo a disposizione, ho praticato anche lo judo per diversi anni, uno sport bellissimo, completo e veramente educativo. Questo per dire che MAI e poi MAI avrei pensato che di potere, un giorno, salire su una bicicletta. E invece … è successo, e non è nemmeno stato amore a prima vista! A ripensarci ora, quando cominciai a pedalare iniziai anche a condividere una amicizia, e le due cose andarono di pari passo. Pedalate gente, pedalate!
8) tanti ciclisti sono “lupi solitari”, cosa ti senti di dire loro?
Il ciclismo è uno sport che, anche praticato al nostro livello, per divertimento e senza prendersi troppo sul serio, è bellissimo e offre l’opportunità di essere vissuto sia da soli che in compagnia. Lo sappiamo, dipende anche dalle condizioni, dalle giornate, dal momento che si sta vivendo anche se in generale, “condividere”, rapportarsi con altre persone, è indubitabilmente una forma di arricchimento, di crescita.
Ricordo l’immagine di un pescatore che, perché fosse chiaro che voleva essere lasciato in pace, indossava una maglietta su cui era scritto: “Se volevo parlare con qualcuno, stavo a casa con mia moglie”.
Ecco, è innegabile ci siano momenti in cui si sta volentieri da soli, ma ve ne sono molti altri in cui è meraviglioso pedalare in compagnia; quante volte, se non avessimo un appuntamento con qualcuno, rimarremmo forse in casa “sbragati” sul divano? Pensiamoci: avere l’opportunità e la possibilità di “scegliere” è davvero un enorme punto a favore. Certo, ci vogliono compagni “giusti”, ma proprio per andare oltre il mondo delle due ruote, come disse Leopardi: “La solitudine è come una lente di ingrandimento: se sei solo e stai bene stai benissimo, se sei solo e stai male stai malissimo”. E forse è così anche sui pedali.
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