Si è svolta il Primo Settembre la gara più temuta delle Alpi. Il percorso di 238 chilometri porta da Sölden attraverso 4 passi alpini (Kühtai, Brennero-, Giove e Rombo) verso l’Alto Adige e rientra in Tirolo. Sono 5.500 i metri di dislivello da superare.
Parliamo naturalmente della tanto temuta Otztaler Radmarathon, alla quale ha già partecipato due volte, concludendola, il nostro Vice Presidente Germano Canessa. Da lui definita la Gran Fondo per eccellenza quanto ad atmosfera e difficoltà di percorso, la gara quest’anno non è stata da lui affrontata nella sua interezza, in quanto decisamente fuori allenamento per i tanti impegni di vario genere.
Non ha voluto però mancare a Solden, in quanto un suo caro amico, Diego Capelletti (ex-atleta Geo Davidson), l’avrebbe affrontata con determinati obiettivi, non ultimo quello di omaggiare il suo caro papà, scomparso poco più di un anno addietro.
Data l’amicizia che li lega, i due sono partici alla conquista di Solden, vi diciamo subito che la gara di Diego è andata alla grande, più tardi il suo commento, prima però ecco…
…come Germano ha voluto descriverci la mattinata dell’evento, vissuta in simbiosi, seppur fuori gara, con l’amico di tante pedalate:
Sveglia alle 4:15, colazione alle 4:30, qualche buon biscotto e un po’ di the, dopodichè inizia la vestizione e, soprattutto, la preparazione dello zaino con il suo prezioso contenuto: tre borracce da 750 ml. piene, una barretta, due gel. Casco in testa ben allacciato ma prima…luce frontale, tipo minatore. Alle 5:15 esco dall’albergo, salgo sulla bici, accendo le luci e mi porto sullo stradone che da Solden scende verso Oetz. Tutta discesa.. Via si parte! Nel buio pesto la luce frontale fa il suo sporco lavoro, nessun problema di lettura della traiettoria; ogni tanto s’incontra qualche ciclista che sta già risalendo verso Solden, qualche autovettura alle mie spalle illumina la strada che sto percorrendo e poi, nel superarmi, fa si che il buio torni ad avvolgermi, ma io procedo spedito: non ci sono problemi.
Dopo Langenfeld la discesa si ammorbidisce, la velocità diminuisce…devo spingere un po’ di più.
A un certo punto, come in in film di Stephen King, compare la nebbia… le luci dei lampioni si fanno soffuse e morbide, la strada diventa meno percepibile, ma la visibilità, per quella velocità, è pur sempre buona; proseguo senza pericolo.
Nel frattempo il crepuscolo ravviva i colori attorno a me, mi sto avvicinando al mio primo check point. Finalmente, nei pressi di Oetz, ad una precisa rotonda svolto a destra e compare un arco gonfiabile della Red Bull….inizia il Kuhtai.
La salita è nervosa: inizia impegnativa, poi molla, poi riprende, poi rimolla, poi si entra nel bosco e lì le pendenze si fanno dure, dopo qualche chilometro si respira ancora finchè a un certo punto un cartello avverte che la salita raggiunge il 16%…. non male, ma comincio ad essere stanco; nelle gambe ho solo 300 Km circa dall’inizio anno, non si può dire che sia allenato… Piano piano vedo il terrapieno della diga del lago, ci sono quasi e dopo qualche minuto comincio a incontrare coloro che sono qui per il mio stesso motivo: ci sono massaggiatori, papà, mamme, fidanzate, persino zie e nonne… tutti e tutte pronti a passare le borracce piene ai loro corridori. Io non sarò da meno…
Qualche centinaio di metri dopo trovo il posto che ritengo sia giusto. Scendo, apro lo zaino, tiro fuori le borracce e i gel, apro la confezione della barretta…
E poi attendo paziente, leggermente infreddolito…
Arrivano le moto della Polizia che anticipano il primo corridore, poi un gruppetto di tre, poi un gruppone di una cinquantina di corridori, e già qualche compagno di avventura pari mio ha svolto il suo compito … le mie borracce sono pronte! Io con fatica anticipo con lo sguardo i corridori che mi s’approssimano, ma non sono propriamente un’aquila, finchè una voce grida “Germa!!!”; al che agguanto le borracce piene, Diego s’avvicina, tira via due borracce, gli passo quelle piene, gli do la barretta, infilo il gel nella tasca posteriore e poi con tutte le forze lo sospingo verso il passo. Un urlo mi esce poderoso “Vai Diego!!!”.
Prima del rientro a Solden riesco a passare l’ultima borraccia piena ad un nuovo amico che transita poco dopo e che mi dice, nonostante la fatica: “Germa, stasera birra pagata!!!”
Mi sento più tranquillo, mi guardo un po’ intorno e prego che i ragazzi arrivino senza problemi al traguardo.
Non sto quindi a dilungarmi nel descrivere le peripezie del rientro, ma infine arrivo a Solden, felice come se avessi concluso io stesso l’Oztaler, confidando di poterla ripercorrere nel percorso gara, magari al fianco di qualche…fratello di ruota..
A seguire ecco invece il commento di Diego alla gara che non potrà non emozionarvi se condividete l’amore per le due ruote:
Adoro questa corsa al punto di odiarla esattamente all’inizio del Passo Rombo dopo 180 km, 3500 metri di dislivello e quel punto ti trovi davanti ancora 29 km e 1700 m. di dislivello e arrivi a 2500 m. di quota,da lì comincia un’altra storia, un’impresa nell’impresa. Una sfida con se stessi, dove cedere è facilissimo, ma arrivare in cima è bellissimo.
Li pensi basta io non la farò mai più…poi arrivi al traguardo ti esplode dentro un senso di gioia immenso e in un secondo solo, quasi dimenticando cosa pensavi solo mezz’ora prima, ti chiedi l’anno prossimo ancora….si ancora una volta, ce la posso fare.
L’anno passato volevo onorarla per mio papà, ho preso 8h30 di acqua e freddo polare, non sono riuscito fino in fondo a mettere quello che avevo dentro e mi ero ripromesso ci tornerò per farla col coltello tra i denti perchè non solo sarebbe sufficiente provare a finirla ma perchè io la voglio fare forte e onorarti al meglio.
Questa volta caro mio Molla ci sono riuscito, quello che era nelle mie possibilità l’ho fatto, ci ho messo il cuore e qualcosa in più (l’ho corsa con un dito del piede rotto ma non poteva fermarmi), avevo chi mi ha assistito lungo il percorso e chi mi ha spronato tutto il tempo e mi ha aspettato al traguardo. Le dinamiche di corsa mi hanno fatto accarezzare il progetto di scendere sotto le 8h, non è andata così ma che importa ho dato tutto.In fondo non era tra le mie possibilità non arrivare,questa è per te papà ad un esatto di distanza perchè in bici mi ci hai messo tu ed io voglio salutarti così!Ciao