Abbiamo chiesto a Marco Gardella, uno dei due partecipanti della Geo Davidson alla Sportful Dolomiti di quest’anno, di regalarci un piccolo resoconto della gara, eccolo pronto per voi:
Le parole che descrivono la giornata:
• Fatica: perchè il percorso è impegnativo ed il passo Manghen una salita veramente dura!
• Solidarietà: perché se vedi un compagno di avventuara in difficoltà, lo aspetti, lo farà anche lui più avanti se servirà.
• Pazzia: perchè un po’ serve per uscire fuori quando altri vogliono abbandonare, aspettare un pulman che prima o poi verrà a prenderti sul passo. Tu non ci stai. Una felpa può risolvere la questione.
• Tenacia: perché sei stanco e le gambe fanno male, ma ti guardi intorno e vedi altri ciclisti stravolti, ma concentrati, chi arranca, chi a piedi, chi con la testa china sul manubrio fermo a bordo strada in una breve sosta prima della ripartenza, ma non ti fermi perchè la cima della salita è il tuo ultimo traguardo.
• Orgoglio: perché un ciclista lo sa….
Il gruppo di 4 amici partito da…
….S. Margherita Ligure era composto da Walter Guarnieri e Marco Gardella per la Geo Davidson, Enzo Gualtieri e Marcello Grillo per gli Amici del Tigullio, sul posto li ha raggiunti Carlo Gatti, sempre degli AdT.
Passiamo alla cronaca: Una giornata speciale che inizia alle quattro del mattino; la sveglia è puntata a quell’ora ma sono già almeno quindici minuti che il buon Walter Guarnieri si agita nel letto.
Colazione con il riso preparato la sera prima che stenta ad andar giù. Meglio di gran lunga le fette biscottate con la marmellata ed il burro.
Alle sei siamo in griglia. “Mi raccomando piano che è lunga”. E’ già caldo. Ululato del lupo!! Sono le sette in punto e si parte; un unico serpentone che viaggia veloce. Figurati se lo lasciamo andare, viaggiamo ad oltre quaranta all’ora come se l’arrivo fosse ad un chilometro. Presto la prima salita. Walter si lamenta per il traffico, Marcello Grillo mi dice “stai salendo troppo forte”; ha ragione lui i battiti si alzano. Raggiungiamo l’amico Ricci del Molassana che sale un po’ più piano in attesa di un amico partito più indietro. Poi raggiungo Arturo di Legnano che sapevo essere a Feltre insieme alla sua squadra.
Siamo già sul passo. Cima Campo è stata conquistata.
Velocemente (io magari un po’ più piano) scendiamo verso Castel Tesino, punto di ristoro e bivio di separazione del percorso lungo e del percorso più corto. Sapevo che Carlo avrebbe fatto il corto; scoprirò al traguardo che anche Enzo saggiamente ha scelto il percorso più breve.
Nuovamente in salita. Mi hanno detto che il Manghen è salita dura. Scoprirò durissima.
Si sale controllando il cardio; ogni tanto Walter allunga.
Arriviamo a Calamento, punto di ristoro, carichiamo le borracce e mangiamo un poco. E poi iniziamo la parte più dura. E qui inizia la prima parte di calvario. Un appunto all’organizzazione: come fai a consentire il transito alle auto, alle moto in una strada larga due metri con almeno tremila ciclisti in lunga fila indiana? Una moto fa fumo, ha bruciato la frizione. Walter ormai è in fuga, Marcello poco dietro di me, bloccato da almeno sette auto in fila. Primo crampo interno coscia sinistra. Mi perseguiterà tutto il giorno. Ma Simone Sica insegna, se hai crampi vai avanti lo stesso magari ti strofini un bel limone sulla gamba. Posso dire che funziona.
Siamo sul passo incomincia a piovigginare dobbiamo scendere alla svelta e quindi velocemente siamo a Molina di Fiemme.
Inizia una tratto in falsopiano quindi troviamo un gruppetto e ci mettiamo a ruota. Piove poco ma la ciclabile è sporca di fango. In montagna rumoreggia la burrasca.
Raggiungiamo Predazzo ed iniziamo la salita del Rolle, sembra non piova più. A Bellamonte facciamo rifornimento e ci fermiamo un poco di più per recuperare le forze. Come ripartiamo inizia a piovere più forte. Un paio di tuoni ed è grandine, prima qualche chicco poi a secchiate. Ci separiamo, ognuno sale con il proprio passo, ci vedremo in cima. Ed in cima si arriva. Fa freddo (3 gradi), grandina e piove, ci ripariamo alla meglio e poi entriamo nell’ingresso di un albergo che ospita un centinaio di ciclisti infreddoliti. Ci dicono che arriverà un pulman a prenderci. Non se ne parla neppure. Usciamo poi e nel negozio affianco acquistiamo tre felpe. Ho perso nuovamente I compagni che sono velocemente ripartiti mentre ultimavo l’acquisto. Scendo veloce. Sto bene supero tutti i ciclisti che incontro e auto in fila dietro ad un camper che sorpasso all’interno di un tornante con una staccata degna del miglior Valentino Rossi. In fondo alla discesa raggiungo gli amici Walter e Marcello. Intenti a sistemare le felpe dietro alla maglia. Ci attende ancora l’ultima e dura salita.
Salgo regolare, ogni tanto indurisco il rapporto perché i crampi sono in agguato. Walter si ferma a prendere acqua fresca. Non se ne parla nemmeno, non mi fermo se no non riparto. Marcello poco dietro, lo vedo concentrato. Due chilometri alla cima del Croce D’Aune inizia il tratto più duro e poi il regalino finale: la salita di quasi tre chilometri aggiunta per questa edizione in onore del 25° anniversario e del Giro d’Italia. Finalmente in cima. In breve ci raggruppiamo e scendiamo a Feltre. Gli ultimi cinque chilometri in piano li voliamo a quaranta all’ora; come alla partenza. E questa volta siamo noi a regolare il ritmo. Velocemente siamo a Feltre ed entriamo nel centro storico attraverso il porticato dove inizia il tratto finale di cinquecento metri in pietra di Via Mezzaterra. Procediamo affiancati vogliamo un foto insieme sulla linea di arrivo. Emozione! Peccato già finita! Alla prossima avventura………….. 🙂