Quest’oggi, in seguito alla scoperta che ho fatto durante l’estate appena trascorsa, sul fatto che il nostro atleta Emanuele Bafico fosse anche il Presidente dell’Unione Italiana Cicloscalatori, incuriosito dalla cosa e capito che potrebbe essere di pubblico interesse anche per altri, ho deciso di realizzare una piccola intervista che cercasse di spiegare a grani linee direttamente dalla bocca del diretto interessato, di cosa si trattasse, eccola qui di seguito:
Carissimo Emanuele, innanzi tutto grazie per aver accettato di rispondere alle nostre domande.
GEO D.: Iniziamo parlando un po’ di te, quanti anni sono che pedali e come è nata la tua passione per la bicicletta?
EB: Potrei scrivere un libro sul mio rapporto con la bici. La madre di mia madre era di origini lombarde, così quando le zie della mamma mi videro qualche mese dopo la nascita, notarono un piccolo essere che, se coricato sulla schiena, incominciava a mulinare le gambe in aria, così esse dissero che…
sembravo un “mulitta”, artigiano girovago che affilava coltelli facendo girare la mola pedalando. Purtroppo abitando in Liguria e miei temendo x la mia sicurezza non mi lasciarono mai utilizzare la bici sulla strada, il tutto era relegato ai “giardini delle biciclette ” ed il marciapiede era vissuto come un limite invalicabile, una prigione. Per me la bici è stata sempre sinonimo di libertà. Nel 1984 mi distrussi un ginocchio giocando a calcio e mi riavvicinai alla bici, ho ancora in mente la bella sensazione che riprovai, dopo tanti anni, a muovermi senza il rumore del motore ed il fruscio dell’aria. Con maggiore continuità la pratica iniziò nel 1986, quando a Rapallo nacque il gruppo ciclistico della Ciclomar con sede a Rapallo presso il bar Roma… sembra ieri.
GEO D.:Pedalando insieme in Val d’Aveto abbiamo avuto modo di parlare un po’ della Unione Italiana Cicloscalatori, il sui sito è raggiungibile all’indirizzo www.cicloscalatori.net, puoi spiegare a grandilinee come è nata questra associazione e come ne sei divenuto il Presidente?
EB: L’Unione Internazionale Cicloscalatori nacque nel 2003 da una scissione . Dagli anni ’70 esiste in Francia il Club des Cent Cols (x iscriversi bisogna aver scalato almeno 100 valichi diversi di 5 over 2000 ) , noi eravamo soci dai primi anni ’90; il problema nacque sul riconoscimento dei valichi stessi, x loro regolamento un passo è tale solo se riporta il pannello indicatore in loco o se è indicato su di una carta stradale ; in Francia è tutto molto preciso, qui da noi (come del resto in altri stati ) questa norma non è attuabile se non scartando numerosi passi, anche importanti, da qui la scissione, per noi il criterio di valico è esclusivamente orografico. Il valico è la meta, è il motivo di un percorso, è la scoperta di una nuova zona, è il coronamento di una salita, non una conquista, ma una comprensione del territorio (e di sé stessi ).
Presidente perché all’interno di un direttivo non troppo mutato dall’inizio, abbiamo ruotato le cariche.
GEO D.:Avete una sede fisica o vi incontrate regolarmente per stabilire eventuali giri comuni?
EB: Non abbiamo una sede fissa, siamo una sorta di confraternita; ci si incontra una volta all’anno, al Raduno. .l’anno prossimo a Tarvisio.
GEO D.: Quali sono i requisiti di un ciclista per poter aderire alla vostra associazione?
EB: Per iscriversi basta amare il ciclismo in montagna ed aver scalato almeno un over 2000, più come simbolo di impegno che altro.
GEO D.: Ho notato dal vostro sito che esiste una divisa dedicata, vi è un motivo particolare per i colori sociali?
EB: I colori sono quelli del cielo (azzurro e bianco ) ,anche qui un certo simbolismo.
GEO D.: So che hai realizzato, proprio tu in particolare, una guida con vari percorsi dedicati ai passi e valichi presenti nella Val d’Aveto e valli limitrofe, conosci così bene la zona? La consigli agli amici cicloamatori e perché?
EB: La Val d’Aveto e valli limitrofe è il territorio di montagna più vicino a noi e quindi più vissuto , in tanti anni di frequentazione (anche prima di risalire in bici ) è diventato una seconda casa (se non prima), 100 km x 2000 metri di dislivello a salire sono quasi la normalità (vado a vedere 14000 km percorsi in un anno 280000 metri. ..) ; quando ci spostiamo in altri luoghi di montagna. ..la salita è consuetudine. .e’ un’amica, hai presente la cultura del “lento fumo ” o dello “slow food ” ? La portiamo in bici. ..
GEO D.: Una domanda personale, perché ami così tanto la salita? Credi che sia una metafora della vita o c’è altro?
EB: Le montagne hanno un carattere, montagne diverse salite diverse. Penso alle Alpi nostrane e francesi, alle “verticali “friulane od austriache, ai selvaggi/sinceri/mitici Pirenei. Chiudo gli occhi e vorrei essere lì…
La salita indubbiamente è metafora della vita, passo dopo passo, avvicinamento al cielo, fino all’ultima, quando non scendero’ più.
GEO D.:Grazie Emanuele del tempo che hai voluto dedicarci ed alla prossima uscita sulle nostre strade in compagnia!
EB: Grazie per l’interessamento.
Carissimi saluti a tutti. Emanuele
Paolo G. per S.C. Geo Davidson