La S.C. Geo Davidson ha partecipato con alcuni suoi atleti alla Gran Fondo Tarros Montura di Spezia.
Questo evento, che si snoda nel famoso Territorio delle 5 terre è organizzato ogni anno con sempre maggiore attenzione e professionalità, vediamo quindi nel racconto di uno dei partecipanti del nostro team, come si è svolta la, per fortuna dal punto di vista meteo ma non solo, bellissima giornata:
- Ora legale…sistemare orologi… fatto!
- Organizzare la trasferta di Spezia per tutta la squadra… fatto, via whatsapp!
- Preparare la roba, borse… fatto!
- Sistemare la bici… fatto!
- Puntare la sveglia… fatto!
Non manca niente, domattina sveglia presto e si parte per…
la Gran Fondo che affronteremo con tutta la squadra. Una bella esperienza, finalmente dopo tanti anni ci aspetta una gran fondo affrontata di gruppo.
Paolo Q. ha lanciato l’idea nel gruppo whatsappp, l’occasione di spalleggiare la nostra Bianca nella sua prima esperienza di gara è stata accolta con grande spirito di amicizia, cosa non sempre così scontata nel mondo del ciclismo.
Ma veniamo alla cronistoria della giornata, appuntamento alle 7.30 dal casello di Rapallo, a sorpresa per il resto del gruppo, chi mi accompagna? Il nostro capitano, Germano C., che reduce da un periodo davvero difficile, decide di esorcizzare a lontananza dalla bicicletta con un rientro in grande stile, direttamente in gara! Lo conosco da tanti anni, eppure riesce sempre a stupirmi, la gioia nel vederlo vestito da bici è stata grande, ma ancor di più il vederlo affrontare la gara con uno spirito encomiabile.
Al casello iniziamo a contarci, siamo io e Germano, Bianca, Enzo G., Lorenzo M. (socio onorario seppur non regolarmente iscritto) e Stefano DM. con paziente consorte, quando ecco passare Marco G. e Marco O. in auto insieme, neanche si fermano, hanno l’adrenalina da gara, ci vediamo là urlano!
Nel frattempo arriva Luciano e… dai partiamo che se no arriviamo tardi!…. porc… ci siamo dimenticato di Paolo Q., proprio l’organizzatore! Siamo dei fenomeni da baraccone, mi scuso via messaggio durante il viaggio e ci diamo appuntamento a Spezia.
Arriviamo per tempo, primo problema trovare parcheggio in luogo logisticamente favorevole, cosa che ovviamente non ci riesce. Sparsi a macchia d’olio sul territorio ci rechiamo disordinatamente al recupero di pacco gara e chip, cosa che avviene invece abbastanza nella norma.
Fatto questo, ognuno ritorna ai propri mezzi per prepararsi, manca più di un’ora alla partenza ma c’è già gente che si sistema in griglia per avere le posizioni più avanzate nelle varie griglie, mistero come possano stare fermi lì così tanto tempo ad aspettare, è ovvio che ci manchi l’agonismo necessario per comprenderlo.
Una volta pronti ed imbardati ci avviciniamo alla griglia, dove piano piano riusciamo a stare abbastanza a contatto e scambiarci le ultime impressioni prima della partenza, chissà là davanti come si sentirà la Bianca in griglia di merito, avrà emozioni a fior di pelle (ha promesso di scriverci un suo racconto della giornata che pubblicherò a perenne memoria), l’accordo è di trovarci su per la prima salita.
I minuti passano e si arriva al via, il primo tratto pianeggiante sgrana un po’ il gruppo ma bisogna stare comunque un po’ attenti, la gran parte si avvia come “se non avesse un domani”. La nostra nuova divisa è, come immaginavo, facilmente riconoscibile in mezzo alle altre ed aiuta a rimanere in contatto visivo gli uni con gli altri.
Marco O. intanto è partito per il lungo e lo rivedremo solo al traguardo, dove, per la cronaca, giungerà foriero di un bel risultato per lui, complimenti!
Torniamo alla gara del gruppo. Su per la prima salita si gode di una visuale bellissima sul porto, sarebbe da fermarsi e fare una foto ma non sarebbe, come dire, molto professionale dopo così pochi metri e recuperare non sarebbe facile. La giornata tersa, regala uno splendido fondale fatto di monti innevati, e me la godo proprio. Se ripenso alla mia volta precedente a Spezia, la mia prima granfondo nel 2015, non riuscivo neanche a guardarmi in giro dall’agitazione dell’evento, immagino che sarà lo stesso per la nostra compagna adesso.
Continuiamo a salire con costanza ma senza esagerare, teniamo il nostro capitano Germano sotto controllo ma, in realtà non ce n’è bisogno, sembra che non abbia mai smesso di pedalare, viene su come sempre, una roccia.
Quasi in vista del primo scollinamento raggiungiamo Marco G. e Bianca che stanno procedendo a buon ritmo. Creiamo quindi un gruppetto con Stefano DM, Enzo, Lorenzo, Paolo Q. e Luciano intorno a loro più o meno vicini. Germano intanto mi dice che non ha bisogno di me e di andare ma, al momento non ne voglio sentire. Anche perché dove possa andare più di così non mi è chiaro, sono quasi a tutta. Siamo scesi dal primo passo e stiamo intanto salendo per la Volastra, salita infima, maiala, ripida e dura.
Veniamo superati dall’auto di fine gara e ci troviamo in mezzo alle auto che nel traffico salgono verso il paesino che dà il nome alla salita, aria non propriamente pura degli scarichi, ma si stringono i denti e si va avanti, la Bianca stringe i denti e spinge, io metto il 32 (l’ho pagato e lo uso, me ne batto l’anima se fa poco profescional).
A quel punto mi accorgo che, nonostante tutto, l’auto di fine gara non va via dato che ha altri ciclisti davanti, non propriamente fulmini di guerra, che salgono con ritmo costante. Riesco quindi a risalire la piccola colonna e sopravanzo nuovamente l’auto del fine gara iniziando a respirare un po’ meglio. Vado su costante, purtroppo nel mentre ho lasciato alle mie spalle Germano (il quale mi aveva anticipato che sarebbe rimasto con la Bianca insieme ad Enzo).
Lungo la salita incontro Paolo Q. che si diletta a far foto, (farà lo stesso anche Enzo che si trova ad affrontare per la prima volta la panoramica sulle cinque terre, panorami meravigliosi inutile dirlo).Più avanti raggiungo Stefano e scambiamo due pareri sulla situazione, non manca molto al ristoro sul Termine, ci riorganizzeremo lì. Marco G. mi raggiunge dichiarando il 50 come moltiplica anteriore (ci sta sboroneggiare un po’, non sarebbe neanche lui se non lo facesse) mentre io vorrei un 30 davanti in quel frangente, poco male, la salita la faccio lo stesso.
Arriviamo al ristoro ed inizio a creare un danno all’organizzazione fagocitando fette di crostata, arancio e banana. Inutile, se mi metti davanti roba io mangio, devo avere qualche fisima nel cervello, probabilmente nella mia vita passata sono morto di fame alla fine.
Comunque, a parte le battute arriva anche Luciano, con il quale dopo aver parlato un po’, con anche Lorenzo e Stefano decidiamo di scendere verso Levanto, senza esagerare, non vedendo arrivare gli altri.
Da quel momento inizia una gara un po’ più solitaria per me, nel senso che raramente sarò a contatto con miei colleghi di team e di conseguenza non so come siano andate esattamente ai singoli le cose. Mi ripassa Luciano sul fondovalle mentre mi sto levando la giacca a vento, lo riprenderò più avanti prima della galleria in alto. Vedo Lorenzo che si ferma mentre io sto ripartendo, immaginavo mi avrebbe ripreso senza problemi in salita, invece deve aver gestito bene le forze e ci siamo rivisti solo all’arrivo.
Si giunge dopo un tratto in leggera discesa dove, grazie al mio peso “leggero” raggiungo velocità prossime al bang sonico anche senza faticare e perdo Marco G. che mi era a ruota. Arriviamo a sul fondo valle e ci aspetta il Brachetto, circa 1 km e mezzo nel quale sto ancora bene, vado su bello barzotto e tronfio di me stesso quando mi si affianca Marco G. che invece va su come avesse il motorino! (Siamo sicuri che non l’avesse?)
Qui ad onor del vero, devo fare un encomio a suo favore, Marco si è davvero sacrificato per il team, nonostante la sua prestazione fosse assolutamente superiore alle nostre è rimasto nelle retrovie a dare una mano.
Scopro infatti che in cima al Brachetto, dove si trova il secondo ed ultimo ristoro si è fermato Marco G. ad aspettarmi, arrivo e simuliamo un pit stop da Formula 1, mi infila in bocca un pezzo di crostata mentre mi riempie la borraccia, mi guarda negli occhi e (trattenendo le risa immagino) mi dice: “Vai che stai bene, mi raccomando stai attaccato ad un gruppetto o sarà una tortura tutto questo tratto”, nel frattempo sta scollinando un bel gruppo di quelli del lungo, di quelli “assatanati”, allora si gira verso di me ed aggiunge “forse questi vanno un po’ troppo”. Non lo ascolto ed ancora ingolfato con il pezzo di crostata in bocca, mi butto giù all’inseguimento seguendo la famosa legge fisica per cui “in discesa vanno anche le bilie” e li raggiungo.
Saprò poi che Marco si sarebbe fermato al ristoro, attaccando una ciatella con i volontari di quelle che non finiscono più ed essendo, al contempo, assunto a tempo determinato per rifocillare chiunque passasse di lì, da Simone S. in preda ai crampi, al resto del gruppo che nel frattempo sopraggiunse, Luciano, Lorenzo, ed il gruppo della Bianca con i suoi cavalieri, al quale finalmente si aggiunse anche lui per affrontare l’ultima parte del percorso.
Per quanto mi riguarda poi, ho vissuto uno dei miei momenti più belli di ciclismo, stando attaccato al treno di forsennati ed in pancia allo stesso, la sensazione di venire trascinati faticando relativamente poco è molto divertente ed appagante, anche se richiede molta attenzione alla sicurezza propria e degli altri, dato che è un attimo finire in terra quando si viaggia così ravvicinati.
Ma torniamo alla gara di tutti, i km passavano ed il traguardo si avvicinava, l’ultimo scollinamento era effettuato e la picchiata verso Spezia, affrontata da alcuni in maniera un po’ troppo aggressiva (e fidatevi che non vado proprio piano in discesa, sempre per il famoso fattore peso) ci ha portati verso il rettilineo finale che si apriva davanti agli occhi dopo una curva a 90°.
Ormai era fatta e tagliato il traguardo con una certa soddisfazione personale per le sensazioni provate rispetto al passato, ho visto arrivare in sequenza Lorenzo, Luciano e Stefano.
E’ arrivato anche Marco O. che, unico del gruppo, ha affrontato in solitaria il percorso lungo, bravo.
Insieme ci siamo quindi appostati per aspettare l’arrivo del gruppo che è sopraggiunto con davanti la Bianca accompagnata dai 4 moschettieri, Enzo, Germano, Paolo e Marco. Episodio documentato anche su fotografie e video per i posteri. Non nascondo che provo un po’ di invidia per la Bianca, non ho alcun ricordo del mio primo arrivo.
Tagliato il traguardo da parte tutti e salutato vari amici trovati sul traguardo (un saluto in particolare agli ex Geo Davidson Simone S. e Diego C.), ci siamo recati verso il pasta party ma , visto che la coda andava per le lunghe, alcuni di noi hanno deciso di fare un aperitivo a base di panino con salsiccia e birra.
Dopo di questo abbiamo comunque affrontato il pasta party con le migliori intenzioni, devo dire che la Tarros Montura si è spesa bene in questo senso, erano presenti pasta al pesto, porchetta, birra, focaccia, arance, banane, crostata e bevande. Niente male.
Formalizzati i saluti di rito siamo poi rientrati verso casa con le auto, una bella giornata di ciclismo ed amicizia era ormai alle spalle ma sono sicuro che rimarrà nei ricordi di tanti di noi.
Ci sono momenti in cui la prestazione deve giustamente essere al centro dei nostri progetti ma, tanti altri momenti, in cui anche il condividere insieme un tratto di strada o aiutare qualcuno di noi a realizzare un obiettivo (come concludere la prima gran fondo) possono essere altrettanto appaganti.
Un complimento va quindi in generale alla S.C. GEO DAVIDSON, che ha saputo mettere in campo un fantastico spirito di squadra.
Speriamo sia il primo di altri eventi che seguiranno in futuro, certo non ogni volta, il compagno da attaccare è sempre dietro l’angolo per alcuni e non è giusto privarli di questo momento di sfottò… un po’ per uno in braccio al papà!
Paolo G.
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